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Il Nain è tra i più conosciuti – e universalmente rinomati – tappeti della produzione persiana pregiata. Se questo è vero – e vedremo più avanti in quali casi lo sia – è purtroppo altresì vero che questa fama di tappeto di alta qualità e valore è alla base di una nutrita schiera di brutte copie e improbabili omonimie dalle caratteristiche talmente scarse e povere da non aver in comune altro con i Nain dalla tradizionale raffinatezza se non il nome e vaghe similitudine estetiche.

Cominciamo, per fare chiarezza, con una breve nota storica su questa produzione.

 

Le origini

La creazione di tappeti di Nain è relativamente recente e deve la sua fioritura alla crescente domanda di tappeti orientali che caratterizzò l’inizio del XX secolo. Per farvi fronte, molte manifatture persiane, turche e caucasiche, iniziarono a velocizzare la produzione e ad utilizzare materiali scadenti per contenere i costi, abbassando in questo modo la qualità dei prodotti.

Per rilanciare la fascia di tappeti di eccellenza in Persia, dunque, intorno agli anni ’30 del Novecento nacquero le manifatture di Nain e di Qum.

A Nain, in particolare, questa nuova attività fu ampiamente favorita dal fatto che la città era già rinomata la per produzione tessile, soprattutto di un abito tradizionale persiano in lana, lo aba, ormai in declino con la progressiva occidentalizzazione dei costumi. La riconversione delle manifatture dalla tessitura all’annodatura fu pertanto più rapida ed agevole.

I Nain nacquero quindi come produzione d’eccellenza e di riscatto dell’alta qualità degli esemplari persiani e meritano in breve tempo grande fama grazie ad un’annodatura fittissima e compatta che permetteva di rasare il vello molto basso dando il massimo risalto ai raffinati decori floreali, agli arabeschi, ai grandi medaglioni centrali. Per questi capolavori, inoltre, venivano utilizzati solo materiali di prima scelta: lane kork per il velloottimo cotone per trama e ordito e seta naturale per i profili dei disegni secondo la tecnica gharty che conferisce ai particolari una maggiore lucentezza facendoli risaltare anche nelle tonalità tono su tono.

Se agli albori i disegni furono ispirati a quelli delle vicine manifatture di Isfahan e Yazd, con il tempo a Nain si svilupparono laboratori di talentuosi ed abili maestri (tra questi Habibian, Soltani e Mofidi) che proposero nuovi decori, sperimentando anche complessi motivi figurativi con flora e fauna, medaglioni multipli, disegni geometrici e, naturalmente, aslimi, le spirali floreali.

I tappeti di Nain venivano prodotti sia in città che nell’area circostante. Tra i centri dove si sviluppò una produzione pregiata vi è Tudeshk, villaggio poco lontano dalla città, dove intorno alla metà del Novecento furono realizzati i Nain più belli mai eseguiti.

La situazione attuale

Purtroppo la fama mondiale di questi tappeti e la ingente richiesta del mercato internazionale incentivarono la nascita e lo sviluppo di una produzione ‘collaterale’ dei cosidetti manufatti ‘tipo nain’, realizzati al risparmio di tempo e materiali in luoghi anche lontani dalla città e la cui qualità è alquanto scadente.

Così i Nain, punta di diamante del settore, da qualche anno sono vittime della loro stessa fama. Se un tempo infatti bastava il nome a definire un tappeto sicuramente di grande finezza e pregio, oggi questa sola indicazione non va oltre (e a volte nemmeno correttamente) l’identificazione geografica di provenienza. Riguardo al valore ed al grado di raffinatezza dovremo invece procedere con qualche informazione tecnica in più per districarci nel labirinto di copie e sottoprodotti.

 

La classificazione

Iniziamo con il dire che la classificazione della qualità dei tappeti Nain viene fatta abitualmente basandosi su quanti fili costituiscono l’ordito.

Se si prende un singolo filo di frangia e lo si divide, si troveranno due oppure tre fili più sottili per singolo filo di frangia. Dividendo ulteriormente i tre fili, si scoprirà che ognuno è composto di nuovo di tre fili ancora più sottili: 3×3=9. La parola in lingua Farsi per 9 fili (o strati) è noho-la o no-la quindi 9la cioè un tappeto 9 fili/strati. Se i 3 fili iniziali si suddividono ciascuno soltanto in 2 fili più sottili, quindi 3×2=6, avremo, in Farsi, un shish-la ovvero un 6la, un tappeto 6 fili. Se infine si hanno inizialmente soltanto due fili per ogni filo di frangia, dividendone ognuno nuovamente si vedrà che sono composti ciascuno di altri due fili più sottili, 2×2=4, ossia, in Farsichar-la o 4la, cioè 4 fili.

    

Chiaramente un charla avrà un ordito molto più fine, più sottile, e quindi consentirà un’annodatura più piccola e fitta ed una maggiore densità di nodi al metro quadro di un shishla o di un ninela o nola. Di conseguenza i charla sono i Nain più fini, di suprema qualità, i shishla sono di ottima qualità ed i nola sono di discreta finezza.

Per dirla in maniera semplice, meno sono i fili di ordito e più pregiato è il tappeto. Considerate che mediamente un 9la conta 4/500.000 nodi/mq, un 6la circa da 850.000 a 1.000.000 di nodi/mq mentre un 4la può contarne anche oltre il 1.300.000 nodi/mq

È un primo metodo per descrivere la qualità relativa dei tappeti di Nain benché ci siano diversi livelli all’interno di ciascuna classificazione, cosicché, alla fine, nella valutazione economica di un esemplare entrano in gioco tanti fattori, ad esempio, la qualità dei materiali o se la base del tappeto è in seta.

Al di fuori di questa sommaria classificazione, sono ampiamente reperibili, purtroppo, sul mercato, un gran numero di esemplari che scimmiottano i disegni, i decori e l’impianto cromatico del Nain ma che non arrivano neppure agli standard minimi né per quantità di nodi né per i materiali impiegati. Alcune di queste produzioni vengono addirittura realizzate in villaggi limitrofi o in altre città.

Un esempio è il Nain Kashmar –  impropriamente chiamato Nain – un tappeto dai fili di trama ed ordito molto spessi che consentono di realizzare il tappeto con un numero ridotto di nodi più grandi, velocizzando così la produzione ne risulta un tappeto spesso ed abbastanza rigido i cui disegni e colori sono molto simili a quelli del Nain. I materiali impiegati, inoltre, sono di abitualmente una lana abbastanza grezza e non mancano i filati sintetici soprattutto per gli inserimenti in ‘seta’. L’impianto decorativo e cromatico è simile a tutti gli effetti a quello dei Nain autentici (fatto salvo per un color panna che vira verso il nocciola molto più di quello utilizzato come tinta base dei decori Nain).

Ma non è l’unico esempio.

Un altro è il Nain Tabas. Questi tappeti non vengono abitualmente prodotti nella città di Nain, ma appunto a Tabas, un villaggio nelle vicinanze. A differenza dei Kashmar, questi si possono definire Nain e vengono creati apposta per essere una ‘sottomarca’ economica della prestigiosa manifattura di Nain. Ci troviamo di fronte ad un prodotto molto commerciale dove il requisito fondamentale è il basso costo: il manufatto deve, sostanzialmente, apparire come un Nain ma, chiaramente, annodatura, materiali e rifiniture sono assolutamente al di sotto degli standard minimi di qualità. Come per i Kashmar, non è raro l’utilizzo di filati sintetici e di cascame di seta, ovvero la lavorazione della seta ottenuta dagli scarti della rasatura, e di cotone e lana scadente (come la tabbakhi o lana di concia) le rifiniture risultano poco curate, i bordi spessi e rifiniti sommariamente, e anche in questo caso il filo di trama e ordito risulta molto grosso per consentire un numero di nodi inferiore ed una rapida esecuzione.

L’unico reale vantaggio di questi prodotti-a-mano-seriali è indubbiamente il prezzo che riesce ad essere veramente contenuto, consentendo la commercializzazione anche nella grande distribuzione o attraverso le vendite low cost on line.

Non è raro in questi casi trovare oltre all’indicazione di qualità Tabas, diciture aggiuntive quali “fine” o addirittura “extra fine”: in realtà esse servono solamente a distinguere un tappeto pessimo da un esemplare leggermente meno scadente, determinando comunque lievi differenze di prezzo che non portano in ogni caso alcun valore aggiunto, che restano semplici complementi d’arredo di scarsa qualità.

Un discorso più complesso ed appassionante riguarda invece le tipologie più fini e pregiate di Nain. Dopo aver esaminato le brutte copie e le tipologie meno pregiate, questa volta raccontiamo gli esemplari di qualità migliore fino ad arrivare ai ‘fuoriclasse’.

Risalendo la classifica, troviamo i Nain 9la (diamo per scontato che si tratti di 9 fili accertati e certificati) e a partire da questi esemplari si può realmente cominciare a parlare di tappeti di Nain.  Attualmente questi sono probabilmente tra i più complicati da reperire sul mercato: sono gli esemplari che fino a qualche decina di anni fa rappresentavano la produzione abituale e di buona qualità ma che sono stati purtroppo lentamente sostituiti dai Nain Tabas extra fini commercializzati sovente già all’origine come Nain 9la (pron. noh-la).

I materiali impiegati nella realizzazione di un 9la originale sono di buona qualità senza utilizzo di filati sintetici, le rifiniture sono ben curate, il tappeto risulta molto robusto e, benché non ci si trovi di fronte ad una qualità eccelsa o di altissimo livello, questi manufatti sono ‘onesti’, creati ‘a regola d’arte’ e per durare nel tempo, seppur strizzando l’occhio ad un prezzo relativamente contenuto.

Si comprenderà che nell’ambito di ogni tipologia di Nain ci troviamo sempre a dover fare i conti con ogni singolo esemplarenessun tappeto, proprio perché realizzato a mano, è mai esattamente uguale ad un altro. Di conseguenza succede, ad esempio, di trovare un 9la realizzato con tutti i criteri tradizionali, buone materie prime ed annodato da mani esperte che può risultare anche migliore, esteticamente e qualitativamente, di un 6la, ovvero un manufatto della qualità superiore. Per questa ragione la valutazione del singolo esemplare è difficile da codificare in maniera teorica, poiché è il risultato della somma di diversi fattori, non ultimo la competenza e l’esperienza dell’operatore chiamato a stimarlo.

L’impianto decorativo dei 9la è quasi sempre di impronta classica, con medaglione centrale e decori floreali ed aslimi. Le tonalità utilizzate sono tradizionalmente il beige, il panna o il nocciola di base per le cornici, abbinato ad un colore dominante per il fondo del campo centrale scelto tra le diverse tonalità di blu e azzurro, più raramente il rosso e ancor più raramente il verde. E’ difficile, ma non impossibile, in questa categoria trovare disegni o misure particolari: se si è pronti a spendere un importo superiore si riesce talvolta a scovare tra questi Nain un esemplare con una marcia in più.

Ed eccoci nell’olimpo dei Nain. Iniziamo con il Nain 6la. Ci troviamo di fronte alla qualità più bella e rara delle produzioni di Nain.
La dicitura “6la” (che si pronuncia”sheshla”, dove “shesh” significa sei e “la” sta per linee o fili) definisce la finezza della trama che in questo caso risulta più fine e di conseguenza l’annodatura sarà più minuta e battuta.

    

Per queste qualità di Nain vale il proverbio che recita ‘Non è tutto oro quel che luccica’: purtroppo, infatti, a fronte di un ridottissimo numero di autentici Nain 6la prodotti ne ritroviamo magicamente pressoché  ovunque. Mai come in questo caso è bene diffidare del titolo e accertarsi della corrispondenza tra la qualità dichiarata e quella verificata. Non avendo riscontro provato di moltiplicazione dei Nain, evidentemente molti vengono ‘soprannominati’ 6la pur non essendolo, a maggior gloria e quotazione del singolo manufatto.

 

Non aiuta, inoltre, il fatto che spesso già all’origine si sia diffusa negli ultimi decenni la tendenza a realizzare un prodotto bello da vedere, con un nome prestigioso, ma con costi e tempi di annodatura contenuti: una massificazione che ha appiattito gran parte della produzione su standard di qualità minimi all’interno di ogni segmento di classificazione.

Ed i Nain 6la purtroppo ne sono una tipica espressione; per mantenere la certificazione vengono infatti spesso utilizzate trame fini (che sono visibili), ma orditi (che non sono visibili ad occhio nudo) molto più grossolani in modo da ridurre la battitura dei nodi creando esemplari relativamente fini con tempi di realizzo minori. Rifiniture più ‘veloci’ e l’impiego di materiale non di primissima scelta. concorrono a trasformare un vero gioiello manifatturiero unico in un ‘prodotto’ semi-seriale, vendibile a prezzi più concorrenziali, esteticamente bello ma la cui consistenza, anche di valore, è nettamente inferiore ad un 6la realizzato con tutte le sue caratteristiche.

Negli ultimi anni, poi, in questa vorticosa rincorsa a prezzi più bassi, si è arrivati a produrre degli autentici ‘falsi’ o, meglio, tappeti prodotti a Nain ma non ‘annodati’. Ci spieghiamo meglio: ogni singolo filo di un tappeto Nain ha alla base un doppio nodo persiano; ma, se invece di annodarlo, si passa solo il filo di lana intorno ad un filo di trama, si ottiene un ‘nodo’ visivamente molto fine verificando il retro del tappeto, che però ‘nodo’ non è.

Questi fake (non girano solo notizie falsate) hanno ovviamente una robustezza ed una durata molto limitata, e riguardo al valore…non vale neanche la pena di parlarne. Grazie alle piacevoli caratteristiche estetiche e a costi di produzione ridottissimi rispetto ad un Nain 6la autentico, questi sedicenti e finti 6la riescono a ricavarsi una fetta ampia di mercato fino a costituire se non la maggior parte sicuramente una gran parte dei 6la in vendita oggi. Il problema maggiore consiste nella difficoltà di individuare e distinguere i fake dagli autentici 6la se non si ha grande esperienza e competenza consolidata.

Tornando ai veri esemplari di Nain 6la, ecco che troviamo tappeti che utilizzano esclusivamente sete naturali per i profili dei disegni secondo la tecnica gharty – che conferisce ai particolari una maggiore lucentezza facendoli risaltare anche nelle tonalità tono su tono – e lane di primissima scelta per il vello; qui i sontuosi impianti decorativi tradizionali lasciano talvolta spazio a decori innovativi e sperimentazioni di colori alternativi, con audaci verdi petrolio e intensi amaranto e, soprattutto nei tappeti realizzati dalle grandi scuole, forme e dimensioni non consuete.

Una tra le scuole tradizionali più importanti e rinomate è sicuramente la famiglia Habibian, discendenti dal grande maestro Fatollah Habibian considerato da molti uno dei padri dei tappeti Nain. Figlio del proprietario di un laboratorio di aba (un abito tradizionale persiano) annodò il suo primo tappeto nel 1903. Quando il mercato degli aba collassò, Fatollah Habibian vendette il tappeto che aveva realizzato anni prima per una cifra stimata di 100 tomans, una somma enorme per quei tempi, equivalente a circa 13 libbre di argento. Insieme al fratello Mohammad fondarono uno dei maggiori laboratori di tappeti persiani pregiati. Mohammad Habibian morì nel 1986 e Fatollah nel 1994.

Oggi il laboratorio degli Habibian produce un numero esiguo di esemplari quasi sempre di dimensioni molto particolari, dall’annodatura finissima e dall’armatura (trama e ordito) quasi sempre in seta.

Vale anche per gli Habibian e a maggior ragione – quanto scritto per i 6la e i fake: si trovano infatti sul mercato migliaia di tappeti firmati Habibian o comunque venduti per tali ma che non hanno alcunchè a che vedere con la produzione della sua scuola. Ciò non vuol dire che non possano trovarsi anche tappeti di grande qualità e valore, erroneamente chiamati Habibian, quasi a volerne sottolineare, in buona o cattiva fede, il pregio ed il prestigio.

Purtroppo l’impossibilità di tutelare il ‘marchio’ e/o la firma in Iran non aiuta a combattere le copie ed i falsi. Se intendete avvicinarvi a questo settore raccomandiamo sempre di individuare un consulente competente e di fiducia prima di affrontare acquisti importanti.

Infine eccoci al top della produzione. Parliamo dei Nain 4la, veri capolavori senza prezzo e senza tempo, sconosciuti ai più dato il numero veramente esiguo di esemplari in commercio. Molti rivenditori spesso non hanno mai avuto la fortuna di ‘incontrarne’ uno autentico. Come già avrete indovinato, 4la – che si legge ‘ciar-la’ dove ‘ciar’ sta per ‘quattro‘ in farsi e ‘la’ – come abbiamo detto, sono le ‘linee o fili’.  In questo caso abbiamo una trama composta da 2 fili di cotone finissimo costituiti a loro volta da altri 2 fili di cotone ancor più fini, così da conferire al 4la una annodatura impareggiabilmente finissima, con punte in alcuni esemplari di quasi 2.000.000 di nodi al metro quadro.

Può capitare eccezionalmente anche qualche manufatto con trama in seta. Sovente la tintura del filato è naturale. Materiali e rifiniture sono di primissima qualità. Non è raro che impianti decorativi, colori, forme e dimensioni siano innovativi ed inusuali, con sperimentazioni tra tradizione e contemporaneità davvero stupefacenti.

Per completezza di informazione segnaliamo che esistono anche Nain realizzati interamente in seta che sono però praticamente assenti dal mercato europeo coincidendo poco con il nostro gusto. Il connubio tra i colori prevalentemente chiari e freddi dei Nain con la lucentezza della seta genera infatti tappeti che dal lato più chiaro risultano visivamente quasi privi di decoro fino ad apparire praticamente completamente bianchi. Laddove l’annodatura sia effettivamente quella del Nain 4la e la seta naturale, l’esemplare è senza dubbio di grande valore intrinseco, benché forse più richiesto su altri mercati.

    

 (Fonte 36 Mazal)